Da quando la Cina ha vietato il mining di criptovalute e l’utilizzo delle criptovalute. I minatori cinesi hanno deciso di traferire le loro attività in Kazakistan, ma non avevano fatto i conti con il problema dell’elettricità.
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La richiesta di energia è aumentata del 8% in pochi mesi
Sono ormai settimane che in Kazakistan, paese dell’Asia centrale che confina sia con la Russia che con la Cina, che si verificano problemi legati all’energia elettrica dovuto al mining di criptovalute di minatori Cinese.

Nel giro di pochi mesi, la richiesta di energia nel paese è infatti aumentata del 8% a causa del mining frenetico di criptovalute.
Si calcola che dalla Cina sono stati trasferiti circa 90 mila computers, che hanno portato il Kazakistan ad essere la seconda nazione al mondo per dispositivi utilizzati per estrarre criptovalute.
Poche centrali elettriche e ancora a carbone
C’è anche da dire che la rete elettrica del Kazakistan è ancora composta da poche centrali elettriche, molte delle quali a carbone ancora utilizzate durante l’epoca sovietiva.
La società nazionale di elettricità è quindi corsa ai ripari comunicando che limiterà la fornitura di elettricità alle centrali utilizzate per minare crypto.