Dopo la Cina, Il Kosovo e molte altre nazioni nel mondo che hanno vietato il mining di criptovalute sul suolo nazionale, ora anche Kazakistan e Argentina sembrano scoraggiare i “minatori” di criptovalute.
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La Cina è stata la prima a proibire il mining di crypto
La prima nazione che ha deciso un stop al mining di criptovalute è stata la Cina. Le aziende cinesi di cripto mining a quel punto hanno spostato le loro sedi operative in altre nazioni dove i costi dell’energia erano relativamente bassi e i governi locali erano benevoli rispetto a questa attività.
Ma nel corso degli ultimi mesi l’atteggiamento di molti governi nazionali è cambiato, per via dell’impatto negativo che l’estrazione di criptovalute ha sugli impianti energetici.

Il Kazakistan dopo la rivoluzione cambia il l’approcio al mining
Uno dei paesi che avevano accolto le aziende cinesi dopo il ban nazionale era il Kazakistan. Ma ora dopo il tentato colpo di stato, il presidente Qasym Toqaev, pensa di introdurre una serie di tasse per scoraggiare il crypto mining in Kazakistan, come l’aumento del costo dell’energia e una tassa sulle apparecchiature utilizzate per estrarre criptovalute.
Anche l’Argentina vuole scoraggiare i “minatori”
In Argentina, il governo ha deciso di rimuovere i benefici energetici concessi ai minatori di criptovalute nella regione della Patagonia, nel sud del paese. Il ministro dell’economia ha però sottolineato che non è previsto nessun divieto per le aziende di crypto-mining.

Quali sono le nazioni più favorevoli?
Sono tre le nazioni che sono “crypto mining friendly” e che ospitano migliaia di aziende di minatori. Russia, Canada e Usa sono sicuramente all’avanguardia e sono il presente e il futuro dell’estrazione di criptovalute.