Cosa accade alla pensione in caso di morte del beneficiario? Le opzioni possono variare in base alle condizioni degli eredi.
Passiamo tanti anni a lavorare e a versare contributi, poi andiamo in pensione e, magari, nel giro di pochi mesi o pochi anni veniamo a mancare. E in effetti capita spesso che un pensionato non riesca a godersi i frutti del proprio lavoro: dunque cosa succede alla pensione in caso di morte?
In caso di decesso del pensionato la pensione passa ai suoi eredi, secondo modalità e regole ben precise. Esistono infatti diverse tipologie di trasferimento della pensione. La più comune si chiama pensione di reversibilità, ma vi è anche la pensione indiretta, così come l’indennità di morte.
Diamo dunque un’occhiata più da vicino a questi tipi di pensione, che possono variare in base allo stato del pensionato o dei suoi eredi. Innanzitutto, però, è bene specificare che le prestazioni nei confronti degli eredi del deceduto hanno principalmente lo scopo di tutelare le esigenze di vita della famiglia cui il defunto contribuiva. E proprio per questo prendono in considerazione la situazione reddituale degli eredi.
A chi la pensione se il beneficiario muore: le varie possibilità
La pensione di reversibilità spetta agli eredi in caso di morte successiva al pensionamento. Tra gli eredi si annoverano i coniugi, i figli e poi a scalare fratelli o sorelle, genitori e altri parenti del defunto. Al coniuge che attesti la non autosufficienza economica spetta il 60% della prestazione pensionistica. Ai figli spetta invece il 20% della stessa.
La pensione indiretta viene corrisposta nel caso in cui il decesso avvenga prima del pensionamento e se il soggetto ha versato almeno 15 anni di contribuzione o assicurazione o 5 anni, di cui 3 nei 5 anni subito precedenti alla morte. Le aliquote della pensione indiretta sono del tutto simili a quelle della pensione di reversibilità.
Vi è poi la cosiddetta indennità di morte. Si tratta di una liquidazione una tantum che si applica nel caso in cui il pensionato non abbia raggiunto i 2 requisiti di cui sopra. Cioè i 15 anni di contribuzione o i 5 anni di contribuzione di cui 3 precedenti al decesso.
L’indennità di morte si calcola solitamente moltiplicando il valore dell’assegno sociale (che per il 2024 è pari a 534,41 euro) per gli anni di contributi versati. Infine si specifica che gli unici a beneficiare dell’indennità di morte possono essere i coniugi superstiti o i figli.
In generale è bene tenere presente che per poter accedere a tutti questi trattamenti pensionistici bisogna far riferimento alle linee guida dell’INPS, nonché presentarne domanda proprio all’ente di previdenza sociale.