In Italia è boom di truffe sugli affitti e, in alcuni casi, a rischiare anche a livello penale non è il truffatore.
La primavera scorsa si è parlato spesso della truffa dei B&B. Una banda specializzata affittava per qualche giorno dei B&B o appartamenti vacanze a Milano, fotografava l’immobile e pubblicava degli annunci di affitto a prezzi stracciati sui vari motori di ricerca. Un truffatore accoglieva poi gli interessati nell’appartamento stesso, per concludere il contratto, e lì riceveva il pagamento anticipato di due mesi. In un paio di giorni, la banda riusciva ad affittare lo stesso appartamento a decine di vittime. Tutte truffate.
Un’altra truffa assai diffusa, soprattutto a Milano, riguarda ancora degli annunci falsi. I truffatori pubblicano un annuncio di affitto sui portali più famosi, con foto dettagliate dell’appartamento, prezzo onesto e numero di telefono. Gli interessati che chiamano pagano poi, su richiesta, un anticipo via Postepay per bloccare la camera. La vittima paga, per un appartamento che non esiste, e i truffatori spariscono nel nulla.
Ci sono però un numero di telefono e un conto Postepay… Peccato che non hanno nulla a che fare con i truffatori, o con la loro vera identità. La notizia, raccontata in questi giorni da vari giornali, segue un processo tenutosi a Milano dopo la denuncia di una studentessa universitaria. La vittima ha raccontato di aver versato a una certa “signora Franca” un anticipo di due mensilità, per un esborso pari a 1.050 euro, al fine di bloccare una camera in affitto.
Quando la vittima si è poi presentata all’appuntamento per firmare il contratto non ha trovato nessuno. Dopodiché ha scoperto che l’indirizzo fornito era falso. La signora Franca, ovviamente, era sparita nel nulla. La polizia, indagando sul conto Postepay del versamento, ha scoperto che era intestata a una tossicodipendente che non sapeva nulla della truffa.
La tossicodipendente era stata pagata 100 euro per aprire una carta prepagata Postepay a suo nome. E non è la sola. A quanto pare, nelle scorse settimane, sono stati coinvolti anche senzatetto e altri soggetti in difficoltà.
Con queste carte, poi, i truffatori possono ingannare persone che cercano case o camere in affitto. Di fatto i truffatori restano impuniti, mentre le conseguenze legali ricadono sui tossicodipendenti e gli homeless che hanno ceduto la loro identità per denaro.
Dunque, con il caso emerso durante il recente processo a Milano, la tossicodipendente, anche se non autrice materiale della truffa sugli affitti, ha responsabilità penale sull’accaduto.
Nonostante l’assenza di consapevolezza dell’uso fraudolento che ne sarebbe stato fatto, la donna ha infatti fornito i suoi dati personali. E ha partecipato all’apertura delle carte prepagate usate per la truffa.
Ha sbagliato nel cedere la sua identità e i suoi documenti per denaro: facendo ciò si è resa complice, almeno dal punto di vista legale. C’è però da aggiungere che, nel caso specifico, la donna è stata assolta perché è stato riconosciuto che non era lucida al momento dei fatti e che era stata manipolata dai truffatori.
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